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Incentivi alle assunzioni nel 2023: stanno funzionando? Effetti contingenti e strutturali delle misure

Negli ultimi mesi abbiamo assistito all’approvazione della nuova riforma fiscale, con effetti di diversa natura sul mercato del lavoro. Ma in che modo le misure di sostegno all’occupazione possono costruire le basi per una crescita sostenibile? Ne parliamo con i 𝐖𝐞𝐇𝐮𝐧𝐭𝐞𝐫𝐬, Roberta Vitale, director della practice Finance, Tax & Legal

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La riforma fiscale del 2023 ha introdotto diverse modifiche al sistema di incentivi per le assunzioni. L’obiettivo è quello di stimolare il mercato incoraggiando le aziende a creare nuove opportunità di impiego. 

 

Partiamo dai bonus. Quelli previsti sono molteplici, e agiscono in più modi sul costo del lavoro;  in particolare, la Legge n. 85/2023, permette alle aziende di dedurre dall'imposta lorda imponibile ai fini previdenziali una quota delle retribuzioni dei nuovi assunti. Poi ci sono altre misure, come il Decreto Lavoro 2023, che nello specifico prevede incentivi per le assunzioni di giovani[FA1]  under 36 e donne.

 

Numeri e statistiche sembrano suggerire che l'introduzione degli incentivi stia spingendo molte aziende verso un ciclo di nuove assunzioni. A un primo sguardo questo è senz'altro un passo avanti positivo, ma al di là dei dati, ciò che conta davvero è la percezione degli attori chiave: le aziende e in particolare i dipartimenti HR, che si chiedono- legittimamente – se queste misure rappresentino un reale progresso o semplicemente un cambiamento di forma, senza modifiche sostanziali e/o con effetti di lungo periodo.

 

L’analisi del Prof. Giuseppe Ludovico, Docente di Diritto del Lavoro dell'Università Statale di Milano e Coordinatore del Dottorato di Master in Diritto comparato, penale, processuale e privato delle imprese.

 

"Si profila uno scenario già visto in occasione del Jobs Act: da un lato, l'opportunità degli sgravi porta in più settori le imprese ad aprire le proprie porte ad un numero importante di risorse, in molti casi non specializzate e generaliste. Così facendo i 2-3 miliardi stanziati dalla legge di Bilancio rischiano di non produrre occupazione stabile nel lungo termine. Da un altro lato, l'incidenza dell'incentivo goduto tende progressivamente a ridursi all'aumentare della retribuzione, limitando nel tempo i suoi effetti positivi. 

Permane invece la necessità di allargare la base occupazionale del Paese allineandola alla media europea attraverso l’assunzione di personale altamente formato e in grado di impattare in modo rilevante sulla crescita economica. 

Investire su programmi di formazione specialistica ha invece effetti strutturali sull’occupazione stabile e sulla crescita del sistema produttivo: preparare i giovani permettendogli di accedere a ruoli tecnici e per i quali le imprese faticano a reperire figure adeguate è un passo fondamentale per ridurre l'attuale gap tra domanda e offerta, bilanciando la richiesta delle nuove figure professionali imposte dal mercato con il numero reale di talenti disponibili".

 

In altre parole, gli incentivi di ieri oggi potrebbero avere nomi diversi o essere leggermente potenziati, ma il modo in cui le aziende stanno gestendo le assunzioni non sta cambiando radicalmente. Questo potrebbe far sorgere un interrogativo fondamentale: è più efficace avere regole del gioco chiare e stabili anziché continui cambiamenti, spesso di facciata?

 

Servono certezze e stabilità

La stabilità delle politiche fiscali è un punto critico che le imprese spesso sottolineano: a una prima osservazione, infatti, aziende di ogni dimensione richiedono certezza e prevedibilità per pianificare strategie di assunzione a lungo termine. È chiaro che quando le riforme fiscali cambiano con frequenza, le imprese possono sentirsi incerte sulle implicazioni finanziarie delle nuove assunzioni, rallentando il processo decisionale.

 

L’altro lato della medaglia

Operando in un mercato in costante fermento, profondamente segnato dalla Great Resignation e dalla corsa a incamerare nuove competenze, C-level e Direzioni HR sono chiamati a una rapida capacità di analisi e reazione agli eventi e in questo scenario molti guardano in modo opportunistico alle implicazioni delle politiche fiscali in atto.

La flessibilità di queste misure può dunque diventare uno strumento utile per adattarsi rapidamente alle mutevoli condizioni dell’economia del Paese e per sostenere gli obiettivi di crescita attraverso una rimodulazione delle risorse a disposizione. Certamente, durante i periodi di crisi la necessità di incentivi più aggressivi a sostegno dell’occupazione libera spazio ai budget aziendali destinati alla formazione e allo sviluppo, creando un ecosistema di opportunità interne di upskilling e ponendo le basi sia per ingaggiare più facilmente i collaboratori che per attrarre nuovi potenziali talenti

Se gli incentivi del futuro saranno realmente diretti a specializzare le competenze dei giovani e all'affiancamento tra essi e le figure più senior delle strutture aziendali, questi potranno al contempo essere un importante volano per il rinnovamento delle imprese e un elemento chiave per favorire il passaggio generazionale

 

In ogni caso, è evidente che il tema rimarrà un argomento di discussione e contro-reazione per molto tempo.

“Quello che è certo e stabile, è che in WeHunt continueremo a osservare da vicino l'evoluzione delle riforme e il loro impatto  sul panorama lavorativo, affiancando professionisti, imprenditori e fondi di investimento a orientarsi nelle loro scelte strategiche”, conclude Roberta Vitale